venerdì 27 maggio 2011

La piaga sempre aperta dell’«aborto minore»


Passano i decenni, trascorrono gli anniversari (ultimo il recentissimo trentennale sui referendum in materia), si susseguono piccoli e grandi annunci di imminente azzeramento del problema – magari grazie a strabilianti "farmaci" contraccettivi d’emergenza presunti risolutivi e invece, nei fatti, altra faccia dello stesso dramma – eppure l’insostenibile pesantezza dell’aborto, nelle sua dimensione umana e sociale, non riesce a essere scalfita. Lo dimostra anche la relazione al Parlamento che annualmente, in base alla legge, fotografa lo stato del fenomeno dal versante delle minorenni e dei reati in violazione delle regole previste dalla stessa "194".

Il documento curato dal ministero della Giustizia ha il merito di gettare uno sguardo d’assieme, e di lungo periodo, abbracciando l’arco di tempo tra il 2001 e oggi, sul persistente "dramma nel dramma" della clandestinità e soprattutto sulle interruzioni di gravidanza autorizzate dai Giudici Tutelari all’insaputa delle famiglie. Un testo che non si limita quindi a elencare fredde cifre, ma entra per quanto possibile nella valutazione delle cause e delle circostanze che, da ultimo nel 2010, hanno spinto 1.233 ragazze con meno di 18 anni (a volte anche con tre o più anni meno!) a optare per l’appello solitario a un tribunale civile, in cerca del nulla osta necessario al ricovero.

Emerge così anzitutto l’ennesima smentita alle trionfalistiche previsioni di fine anni 70 del Novecento sull’eliminazione delle pratiche "in nero", grazie alla raggiunta «legalizzazione». La realtà si affaccia in modo eloquente dalle stime dei Procuratori della Repubblica, che pur senza azzardare numeri, parlano della clandestinità come di una modalità ancora «largamente» diffusa e praticata, specie ai danni di donne extra-comunitarie.

Ma le pagine più istruttive della relazione sono quelle in cui si scandaglia più a fondo l’universo minorile coinvolto, si esaminano le motivazioni addotte per la scelta di abortire, si confrontano le concrete modalità di approccio seguite dai giudici per verificare che sussistano le condizioni richieste. Colpisce in particolare il diverso atteggiamento delle toghe chiamate in causa: si va da chi percepisce il proprio ruolo in chiave meramente notarile, di semplice presa d’atto di una pur acerba volontà purché espressa nelle forme sancite; a quanti invece provano, con la necessaria discrezione, a suggerire un minimo di riflessione supplementare, ad esempio sull’opportunità di coinvolgere uno o entrambi i genitori nella vicenda.

Gli uni fautori di un’autodeterminazione portata all’estremo di escludere qualunque domanda suscettibile di revocare in dubbio la richiesta avanzata, gli altri non rassegnati a un gelido automatismo procedurale (per altro escluso dalla "194"), evidentemente nella consapevolezza che un passo del genere (l’attuazione del «triste proposito», secondo la dolente ma efficace definizione usata dai relatori di Via Arenula) produce conseguenze da valutare attentamente prima di compierlo.

Ancora una volta si affaccia, insomma, lo spaccato di una società che affronta in maniera ambivalente e contraddittoria una delle sue manifestazioni più inquietanti. Da un lato l’ostinata volontà di rimozione, di dichiarare formalmente sciolto un nodo, che tuttavia continua inesorabilmente a stringersi attorno a decine e decina di migliaia di vite di donne, giovani e meno giovani: in almeno tre casi al giorno donne giovanissime, poco più che ragazzine.

Dall’altro il non meno tenace desiderio di spendersi in qualche modo in favore della vita: non solo di chi, rifiutato, rischia di perderla prima ancora del suo sbocciare, ma anche della madre suo malgrado. Di una teenager, ricordiamolo, giudicata dallo Stato incapace di guidare un’automobile o di votare anche solo per il suo consiglio di quartiere, e tuttavia ritenuta in grado di pronunciare in perfetta solitudine una sentenza senza appello sul proprio e sull’altrui destino.

Bisogna dire grazie ancora una volta a questi uomini e donne che, come ricordava appena lunedì scorso il presidente della Conferenza episcopale italiana, con la loro opera quotidiana contribuiscono a impedire che «l’opzione abortiva» diventi in questo Paese un fatto «normale». Nei cuori, prima ancora che negli ospedali e nei Palazzi di giustizia.
Gianfranco Marcelli
Tratto dal quotidiano Avvenire

Elezioni, ballottaggio 29-30 maggio Milano

In occasione dell'importante appuntamento elettorale per il rinnovo del sindaco della nostra città, mentre da più parti, purtroppo anche in parte del mondo Cattolico, sentiamo richiami su altri temi, noi in coerenza con il nostro statuto e con i valori fondamentali dell'uomo, richiamiamo l'attenzione sul primo dei diritti umani fondamentali: il diritto alla vita di ogni uomo dal concepimento alla morte naturale.

Alla luce di di questo primo diritto e degli altri principi "non negoziabili", che sono i valori primari da cui partire per perseguire il Bene comune anche in altri importanti ambiti e materie, ribadiamo, come già fatto in occasione del primo turno elettorale, l'incompatibilità del candidato sindaco Giuliano Pisapia con i fini statutari del Movimento per la Vita Ambrosiano. A motivo di ciò, ribadiamo l'attualità del nostro comunicato stampa in merito a questa incompatibilità di Pisapia, fatto in occasione del primo turno, che alleghiamo nuovamente.


Qui sotto alleghiamo per completezza i più alti riferimetni nella Chiesa Cattolica, in materia di comportamento dei Cattolici nella vita politica: 

- La Nota Dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica del 24 novembre 2002 (Joseph Card. Ratzinger allora prefetto) e controfirmato dal Papa Beato Giovanni Paolo II

- Il punto 8 della prolusione del Card. Angelo Bagnasco durante il Consiglio Episcopale Permanente del 22 marzo 2010. Il Presidente della CEI ha molto chiaramente invitato la cittadinanza ad affrontare gli appuntamenti elettorali tenendo conto primariamente dei principi non negoziabili: difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale (”Quale solidarietà sociale infatti, se si rifiuta o si sopprime la vita, specialmente la più debole?”), promozione della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, tutela della libertà di educazione e della libertà religiosa. Si tratta di “una piattaforma di contenuti [...] che emergono alla luce del Vangelo, ma anche per l’evidenza della ragione e del senso comune. [...] È solo su questo fondamento che si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa; la libertà di impresa finalizzata al bene comune; l’accoglienza verso gli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l’integrazione; il rispetto del creato; la libertà dalla malavita, in particolare quella organizzata”.

Cordiali saluti,

Movimento per la Vita Ambrosiano
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mercoledì 18 maggio 2011

I punti fermi del disegno di legge sulle Dat


1. VITA INDISPONIBILELa vita è tutelata come diritto inviolabile e indisponibile, anche nella fase terminale dell’esistenza

2. NO ALL’EUTANASIAE’ vietata ogni forma di eutanasia e di aiuto al suicidio. L’attività medica è solo finalizzata alla tutela della vita e della salute e ad alleviare la sofferenza

3. NO ALL’ACCANIMENTO TERAPEUTICOCon pazienti la cui morte è considerata imminente il medico deve astenersi da trattamenti straordinari non proporzionati o non efficaci

4. NON SI STACCA IL SONDINOAlimentazione e idratazione devono essere mantenute fino al termine della vita. Sola eccezione il fatto che non risultino più efficaci

5. LA NUTRIZIONE ASSISTITA NON ENTRA NELLE DATAlimentazione e idratazione non possono formare oggetto di Dichiarazioni anticipate di trattamento

6. IL MEDICO E LE DATLe volontà espresse nelle Dat sono prese in considerazione dal medico curante, che non è obbligato ad attenersi ma agisce in scienza e coscienza. Il medico non può considerare volontà che causino la morte del paziente o contro la deontologia

martedì 17 maggio 2011

Rosario



Carissimi Volontari,
anche quest'anno reciteremo assieme il Santo Rosario presso la nostra sede e precisamente venerdì prossimo 20 maggio alle ore 21.
Siete tutti invitati, con vostri amici e parenti, a questo momento comunitario di preghiera e meditazione.

Giorgio

3473466500