lunedì 29 novembre 2010

Domenica 5 dicembre ritiro spirituale volontari del Centro


Domenica 5 dicembre 2010, in occasione del Santo Natale, ci ritroveremo con tutti i nostri volontari per una giornata di preghiera "in famiglia" per prepararci alla prossima ricorrenza ma anche per attingere forza, coraggio e slancio direttamente alle fonti del nostro impegno.
Guiderà la nostra meditazione Padre Gonzalo Miranda.
Saremo noi soli, il nostro piccolo gruppe con le "sante" volontarie che ogni giorno dedicano il proprio tempo, il proprio cuore, la propria mente per diventare madri/sorelle/zie delle mamme in difficoltà che si trovano prima del bivio tra la vita e la morte.
Obiettivo è quello di sempre: ricaricare anche noi le pile per poter più serenamente incontrare le mamme (ed i loro figli) per aiutarle a scegliere per la vita, per aiutarle ad incontrare Dio.
Buon ritiro


Giorgio Gibertini



fonte immagine:http://1.bp.blogspot.com

lunedì 22 novembre 2010

Veglia di preghiera per la vita nascente


Sabato 27 novembre prossimo, nella Basilica di San Pietro, presiederò i Primi Vespri della Prima Domenica di Avvento e una veglia di preghiera per la vita nascente. L’iniziativa è in comune con le Chiese particolari di tutto il mondo e ne ho raccomandato lo svolgimento anche in parrocchie, comunità religiose, associazioni e movimenti. Il tempo di preparazione al Santo Natale è un momento propizio per invocare la protezione divina su ogni essere umano chiamato all’esistenza, anche come ringraziamento a Dio per il dono della vita ricevuto dai nostri genitori.” Benedetto XVI

In comunione con il Santo Padre, Vi invitiamo :
il 27 novembre 2010, ad una
VEGLIA DI PREGHIERA per la VITA NASCENTE
Durante i Primi Vespri della prima domenica di Avvento

Ci vediamo alle 18.45 direttamente in Chiesa, alla conclusione della messa delle 18.00
La celebrazione sarà animata dai volontari del Centro di Aiuto alla Vita presenti nella Parrocchia Santa Giovanna Antida – via Ferruzzi 110

Volere e Volare


Cos’è la “normalità” e cos’è la “diversità”? Chi è “normale” e chi è “diverso”? Ruota intorno a questi concetti – o preconcetti – il volume “Volere e Volare”, di Carlo Bellieni e Luigi Vittorio Berliri, (Edizioni Cantagalli) che sarà presentato il 25 novembre a Roma (ore 17, via degli Astalli, 17).

“Volere e Volare” è un libro nel quale “le motivazioni bioetiche, umane e letterarie si sommano a tal punto da formare un unico discorso non solo sulla vita di alcune persone, ma di tutti”, scrive l’arcivescovo di Firenze mons. Giuseppe Betori nella prefazione. Con un approccio molto diverso, narrativo l’uno e testimoniale l’altro, i due autori parlano del tema con piena cognizione di causa. Bellieni, neonatologo e membro corrispondente della Pontificia Academia Pro Vita, immagina una short novel di ispirazione storico–scientifica. Berliri, presidente della cooperativa sociale Spes Contra Spem che gestisce alcune case famiglia romane per giovani portatori di handicap, racconta testimonianze raccolte durante i suoi anni di attività. “Siamo «diversi» - osserva Berliri -. E mi piacerebbe lanciare una sfida. Trovatene uno «uguale» a me o a voi stessi e portatelo qui! Trovato? No vero? Siete dei «diversi» dunque?” Alla presentazione interverranno, tra gli altri, Eugenia Roccella, sottosegretario del Ministero della salute e la scrittrice e giornalista Alessandra Di Pietro

Fonte immagine:http://www.diversamenteabili.info

venerdì 19 novembre 2010

Antonio Socci scrive a Roberto Saviano chiarendogli il concetto di eutanasia

Caro Roberto,
vieni via con me e lascia i tristi a friggere nel loro odio. Questo è un invito pieno di stima: vieni a trovare mia figlia Caterina.

Ti accoglierò a braccia spalancate e se magari ne tirerai fuori l’idea per un articolo, potrai devolvere un po’ di diritti alle migliaia di bambini lebbrosi che sto aiutando tramite i miei amici missionari i quali li curano nel loro lebbrosario (in un Paese del terzo mondo).
Vieni senza telecamere, ma con il cuore e con la testa con cui hai scritto “Gomorra”, lasciandoti alle spalle i fetori dell’odiologia comunista (a cui tu non appartieni) che si respira in certi programmi tv.
Mi scrivesti – ti ricordi ? - quando io ti difesi su queste colonne per il tuo bel libro.
Ora io, debole, scrivo a te forte e potente, io padre inerme in lotta con l’orrore (e in fuga dalla tv) scrivo a te, star televisiva osannata, io cristiano controcorrente da sempre, scrivo a te che stimo: vieni a guardare negli occhi mia figlia venticinquenne che sta coraggiosamente lottando contro un Nemico forse più tremendo di quei quattro squallidi buzzurri che sono i camorristi.

Lei non si arrende all’orrore, come non ci si arrende alla camorra. Vieni a vedere il suo eroismo e quello di tanti altri come lei, che – come dice Mario Melazzini, rappresentante di molti malati di Sla – sono silenziati dal regime mediatico del ‘politically correct’ nel quale tu, purtroppo, hai accettato di diventare una stella.
Vieni. Vedrai gli occhi di Caterina, ben diversi da quelli arroganti e pieni di disprezzo delle mezzecalzette o dei tromboni che civettano nei salotti intellettuali e giornalistici.
Magari potrai vedere addirittura la felicità dentro le lacrime e forse eviterai di straparlare sull’eutanasia, sulla malattia o sul fine vita (come hai fatto lunedì scorso) imponendo il tuo pensiero unico, perché i malati, i disabili che implorano di essere aiutati e sostenuti, nel salotto radical-chic tuo e di Michele Serra, non hanno avuto diritto di parola.
Come non ce l’hanno – in questa dittatura del pensiero unico – i bambini non nati o i cristiani macellati da ogni parte e disprezzati o condannati a morte per la loro fede: è il caso della giovane Asia Bibi.
Vedi, a me non frega niente della tua diatriba col ministro Maroni: siete due potenti e avete gli strumenti a vostra disposizione per battervi. Non c’è bisogno di galoppini che osannino l’uno o l’altro.
A me importa dei deboli, dei malati, dei piccoli, dei poveri che sono ignorati, silenziati e umiliati in televisione. A cominciare dal programma di Michele Serra dove recitate tu e Fazio. Dove si taglia a fette il disprezzo per la Chiesa.
Per la Chiesa che tu sai bene – caro Roberto – ha lottato contro la camorra e la mafia ben prima di te e con uomini inermi e poveri che ci hanno pure rimesso la pelle.
La Chiesa che conosce i sofferenti e i miseri, li ama e quasi da sola soccorre tutti i disperati della terra, un po’ più di Michele Serra di cui ho sentito parlare solo nei salotti giornalistici, non in lebbrosari del Terzo Mondo o nei bassifondi di Calcutta (di Fabio Fazio neanche merita occuparsi).
E’ un peccato che tu metta il tuo volto a far da simbolo di un establishment intellettuale che non ha mai letto il tuo e mio Salamov e non ha mai combattuto l’orrore rosso che lui denunciò e contro cui morì.

Quello sì che sarebbe anticonformismo: andare in tv a raccontare Kolyma che è con Auschwitz l’abisso del XX secolo, ma che – a differenza di Auschwitz – non è mai stata denunciata nella nostra cultura e nella nostra televisione!
Abbiamo visto nel tuo programma lo spettro del (post) comunismo che legittimava lo spettro del (post) fascismo. Dandoci a bere che loro hanno “i valori”. Anzi: solo loro. Visto che solo loro sono stati ritenuti degni di proclamarli.
Il rottame dell’odiologia del Novecento che ha afflitto l’umanità e in particolare l’Italia è davvero quello che oggi ha i titoli per sdottoreggiare di valori?
Mi par di sentire mio padre minatore cattolico – che lottò in vita contro il comunismo e contro il fascismo – che, quando era ancora fra noi, si ribellava davanti a questa tv e gridava: “Andate al diavolo!”.
Quelli come lui – che hanno garantito a tutti noi la libertà e il benessere di cui godiamo – non ce li chiamate a proclamare i loro valori.
Perché sono state le persone comuni come lui a capire la grandezza di un De Gasperi e ad aiutarlo, ricostruendo l’Italia. Invece gli intellettuali italiani del Novecento sono andati dietro ai pifferi di Mussolini e di Togliatti (e di Stalin).
E dopo questo tragico abbaglio l’establishment intellettuale di oggi ancora pretende di indicare la via, gigioneggiando su tv e giornali.
Pretendono di fare la rivoluzione (etica naturalmente) con tanto di contratto o fattura (sacrosanta retribuzione per la prestazione professionale, si capisce).
Sono il regime e pretendono di spacciarsi per l’eresia, incarnano la pesantezza del conformismo e si atteggiano a dissidenti, sbandierano le regole per gli altri e se ne infischiano di quelle che dovrebbero osservare loro, predicano la tolleranza e non tollerano alcune diversità culturale e umana.
Come se non bastasse proclamano l’antiberlusconismo etico e antropologico e con l’altra mano (molti di loro) firmano contratti con le aziende di Berlusconi come Mondadori, Mediaset o Endemol (di o partecipate da Berlusconi).
Pensa un po’ Roberto, io pubblico con la Rizzoli e lavoro per la Rai. Ti assicuro che si può vivere dignitosamente anche senza lavorare con aziende che fanno capo al gruppo Berlusconi, visto che (a parole) viene così schifato da questa intellighentsia.
Caro Roberto, l’altra sera mia figlia Caterina stava ascoltando un cd con canti polifonici che lei conosce bene (perché li cantava anche lei). Era molto concentrata ad ascoltare una laude cinquecentesca a quattro voci che s’intitola: “Cristo al morir tendea”.
In essa Maria parla di Gesù ai suoi amici, agli apostoli. E quando le sue struggenti parole – cantate meravigliosamente – hanno sussurrato “svenerassi per voi” (si svenerà per voi), Caterina – che non può parlare – è scoppiata a piangere. Questa commozione per Gesù – che nei salotti che oggi frequenti è disprezzato come nei salotti di duemila anni fa – ha cambiato il mondo e salva l’umanità.
E’ la stessa commozione di Asia Bibi, la giovane madre condannata a morte perché – a chi voleva convertirla all’Islam – ha risposto: “Gesù è morto per me, per salvarmi. Maometto cos’ha fatto per voi?”.
Ecco, caro Roberto, questa commozione per un Dio che ama così è il cristianesimo.
E tu hai conosciuto uomini che per l’amicizia di Gesù, per amare gli esseri umani come lui, hanno scommesso la vita, hanno dato se stessi. Quando si sono visti quei volti come si può sopportare di vivere in un mondo di maschere e di recitare nei loro teatrini?
Ti abbraccio,

Antonio Socci


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